A quanto pare, ancora una volta nella vita, mi trovo
nel mezzo del cambiamento.
Di ritorno alla vita da single, si ricambia casa,
città, ritmi e abitudini… ci si riorganizza il lavoro… la mia parte zingara non
fa altro che pensare sia fondamentalmente ordinaria amministrazione. Io, questa
volta, non sono proprio molto d’accordo nonostante, come sempre, la scelta sia
stata mia. Mi capita spesso di litigare con me stessa, anche quando ho ragione,
o soprattutto proprio quando ce l’ho.
Passano gli anni e cresce il bisogno di punti fermi,
di radici, ma la mia natura mi porta sempre altrove: mentre il mio vento
interiore scuote ancora le mie fronde e porta semi ovunque, il mio albero
vorrebbe iniziare a far maturare i suoi frutti. Ma la vita non è altro che una
costante ricerca di equilibrio (sopra la follia, direbbe Vasco) tra i nostri
opposti estremi e del resto, se non rivoluziono tutto ogni tot anni, io mi
annoio.
Come spesso ho scritto, questo blog non parla tanto
di me quanto, soprattutto, del mio lavoro, ma inevitabilmente, quello che
faccio è anche quello che sono e sono una donna in continua evoluzione,
cambiano le prospettive, i punti di vista, le esigenze, pertanto anche il mio
lavoro subisce i miei mutamenti.
Anche se questa volta il cambiamento è stato
limitato all’allestimento.
Ragioni logistiche o ragioni emotive? Il classico
cambio di look alla fine di una storia per me non comporta il taglio di capelli
estremo o il rinnovamento del guardaroba… sono, oltre che in continua
evoluzione, una donna estremamente pratica, e avendo necessità di adattarmi
anche al cambio di mezzo di trasporto con il quale faccio i mercatini
(bentornata cara vecchia Matiz!) il ridimensionamento è diventata la priorità
del mese di agosto.
Così, reclutato l’amico volenteroso e manualmente
dotato di turno, via al restyle del banco!
Prima e unica regola: semplificare e ridurre.
Costringermi ad essere essenziale, forzarmi al taglio.
Dopo tanto segare, cartare, avvitare e inchiodare,
dopo aver imparato ad usare gattuccio, seghe di ogni tipo e aver memorizzato la
differenza tra i diversi tipi di cacciavite, ne sono uscita con un banco ridotto
ma rappresentativo del mio progetto di riciclo creativo, e con un bagaglio di
competenze di falegnameria almeno decuplicato. Del resto ogni necessità è un’occasione
di crescita. E un doveroso grazie a chi mi ha supportato e sopportato in questa
fase, per gli insegnamenti, per le idee, per il tempo, per le birre e le
chiacchiere, per esserci stato.
Ed ora ecco a voi il risultato di tre giorni di lavoro
e progetti paralleli, schegge nelle mani e puntine nei piedi.
Lo so… vi aspettavate una rivoluzione, ma sono
lontani i tempi in cui ero una sovversiva… sono diventata moderata
(ommioooddio!!!!) cambia l’apparenza ma non la sostanza, perché il mio banco,
come me, può passare per mille tempeste, ma in fondo è sempre lui.
L’adattamento è la base dell’evoluzione, ma cambiare
non significa snaturare, e io, in fin dei conti, resto sempre io, perché, sì,
cambio vita, ma non troppo.
1 thanks to Opikà! Che oltre ad essere un amico prezioso è anche un fantastico artigiano che recupera materiali come vecchie posate e ingranaggi e ne crea piccoli capolavori... fategli visita!
1 thanks to Opikà! Che oltre ad essere un amico prezioso è anche un fantastico artigiano che recupera materiali come vecchie posate e ingranaggi e ne crea piccoli capolavori... fategli visita!
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