C'era una volta la Sicilia,
e c'era davvero da tanto tanto tempo; addiriturra da ben prima della colonizzazione ellenica (VII sec A.C.) popolazioni autoctone si erano mischiate ad invasori di diversa provenienza.
Non si era sempre chiamata così e sicuramente alle sue origini era
molto diversa dalla sua attuale conformazione geografica, culturale e sociale.
La sua storia era lunghissima ed appasionante, le sue radici differenziate e profonde, la sua tradizione ricca e difforme sul territorio.
C'era una volta, inoltre, una persona che amava tanto viaggiare, molto curiosa e decisamente creativa che andò a visitare questo
luogo meraviglioso e che volle trovare tutte le sue storie e le sue leggende,
un po' perché pensava che è anche attraverso quel tipo di conoscenza che si può capire
molto di un posto e della gente che lo popola, un po' perché era curiosa davvero
e amava scoprire nuove storie.
Così, in questo suo viaggio, venne a conoscenza di diversi miti,
perlopiù legati al mare o ai corsi d'acqua in generale (in fin dei conti la
Sicilia era sempre stata un'isola!) e poiché, oltre ad essere curiosa, amava anche
molto disegnare, decise di dare un viso ad alcuni personaggi le cui storie
l'avevano particolarmente colpita.
Per mantenere fino in fondo le tradizioni che stava rappresentando, per
questi disegni, quella persona si ispirò ad un'altra tipicità siciliana: le
teste di moro, con i loro visi austeri arricchiti dalle molte decorazioni, a
partire dai turbanti e dai fiori nei capelli fino ad arrivare agli orecchini e
collane e usò gli stessi elementi per dare forma ai sui soggetti.
Una volta terminati i bozzetti, i
disegni furono utilizzati per creare dei ciondoli e degli orecchini, che pure
richiamassero lo stile dell'oreficeria siciliana.
Beh, non avrete mica pensato che dopo un mese in Sicilia, non mi sarei
lasciata ispirare da tutto quello che ho visto e non avrei dedicato una collezione a questa terra magnifica
e che fosse anche un po' memoria di questa avventura estiva?
Eccola qua...Sicilia Magna, una collezione che richiama l'origine greca
della cultura sicula, una collezione legata a mare, fiumi e fonti: leggende e
miti, acquerelli e china, mezzi cristalli e ciondoli in acciaio.
Ma ora basta chiacchiere, vediamo nel dettaglio i personaggi che ho scelto e le leggende che li riguardano.
SCILLA ovvero “colei che dilania” era una ninfa di rara bellezza,
solita bagnarsi in mare nei pressi dello Stretto di Messina. Un giorno Glauco
(dio marino metà uomo e metà pesce) si innamorò di lei, ma lei, terrorizzata,
scappò. Glauco chiese aiuto a Circe, che invaghitasi dello stesso, anziché
aiutarlo, maledisse la fanciulla, trasformandola in un mostro con sei teste di
cane dai lunghissimi colli, come tentacoli, che sbranavano tutto quello che si
avvicinava.
Per l'orrore Scilla si gettò in mare e andò a vivere in una grotta e
quando i naviganti si avvicinavano a lei, con le sue bocche li divorava.
A dire il vero Scilla si trova in Calabria e non in Sicilia, ma è
strettamente legata a Cariddi, in Sicilia esiste un detto che lega le due
ninfe, usato per indicare la sospensione e l’indecisione nello stabilire qual è
il male minore:
“Cadi in scilla, cercando di evitare Cariddi”
CARIDDI ovvero “colei che risucchia” era una naiade, dedita alle rapine
e famosa per la sua voracità, figlia di Poseidone e Gea (il dio del mare e la
dea della terra). Un giorno rubò ad Eracle i buoi di Gerione e ne mangiò
alcuni. Zeus la fulminò, facendola cadere in mare e trasformandola in un mostro
con una gigantesca bocca piena di varie file di numerosissimi denti e una
voracità infinita, Cariddi risucchiava l'acqua del mare e la rigettava (fino a
tre volte al giorno), creando enormi vortici che affondavano le navi in
transito. Le enormi dimensioni del mostro facevano sì che sembrasse tutt'uno
col mare stesso.
Il mito delle due “sentinelle dello stretto”, divenute il terrore dei naviganti, l’una a
causa dell’invidia e della vendetta da parte di una donna, l’altra a causa
della propria ingordigia, fu raccontato forse per la prima volta da Omero.
ARETUSA era una ninfa conosciuta per la sua bellezza, allevata dalla
dea Artemide e allenata dalla stessa nel nuoto e nella corsa. Un giorno, dopo
una lunga corsa nel bosco, decise di rinfrescarsi in un fiume. Alfeo, la
divinità del corso d’acqua, rimase folgorato dalla sua bellezza se ne innamorò
all’istante. Aretusa scappò via ma Alfeo inizio ad inseguirla. Corse e corse ma
non avendo più forze, chiese aiuto ad Artemide che la avvolse in una nuvola e
la soffio verso la Sicilia dove Aretusa approdò a Siracusa. Qui si trasformò in
un sorgente d’acqua dolce. Alfeo, non si diede per vinto e volendola
raggiungere chiese aiuto al padre Oceano il quale aprì le acque dello Ionio
permettendogli di raggiungere la Sicilia.
Aretusa, colpita da tanta perseveranza e convinta dell’amore di Alfeo,
infine gli cedette e Artemide, per suggellare il loro amore, scavo una caverna
sotto la fonte, così da far correre insieme per l’eternità le acque di Aretusa
e Alfeo.
Anche CIANE era una ninfa, ancella di Persefone e a lei e alla sua
storia, profondamente legata. Quando Ade rapì Persefone, Ciane si oppose e non
riuscendo ad impedire il ratto scoppiò in pianto. Ade, arrabbiato, percosse la
ninfa col suo bastone e la trasformò in una fonte di acqua blu (ciano). Per
intercessione di Zeus, lo sposo di Ciane, Anapo, venne tramutato in un
affluente del fiume Ciane, pur di poterle rimanere accanto. La leggenda di
Ciane e Anapo, rappresenta l’ingegnosità attraverso cui le vicende dei
personaggi mitologici dell’età classica si legano perfettamente alla morfologia
e alla cultura del territorio siciliano. Essa è, inoltre, un plauso al coraggio
di una donna, Ciane per l’appunto, disposta a sfidare addirittura il dio degli
Inferi pur di mettere in salvo un’amica. I due sfortunati innamorati, quindi,
furono costretti a rinunciare per sempre alla propria forma umana, vivendo in
eterno nelle vesti delle sorgenti che ancora oggi bagnano la città di
Siracusa.
Il mito vuole, pertanto, che tutt’oggi Ciane e Anapo continuino a
scorrere l’uno a fianco dell’altra, fondendo le proprie acque in prossimità
della costa e riversandosi insieme nello Ionio.
La leggenda di COLAPESCE ha varie versioni, quella più diffusa è quella
palermitana che narra la storia di Nicola (Cola) un giovane, figlio di un
pescatore, che a causa della sua abilità ad immergersi, venne trasformato in
mezzo pesce. Messo alla prova da Federico II di Svevia arrivò a profondità mai
sondate prima e si accorse che la Sicilia era poggiata su dei pilastri, uno dei
quali eroso (alcune versioni dicono a causa del tempo, altre a cause
dell’Etna). Per evitare lo sprofondamento in mare della sua terra si sostituì
al pilastro, sostenendo la Sicilia e riemergendo ogni cento anni per vedere la
sua amata terra.
Sicilia Magna è una collezione illustrata e creata da me a partire da
cartone recuperato e vetrificato. Comprende orecchini e ciondoli
double face (uno per ogni personaggio più uno in cui Scilla e Cariddi sono
insieme) inoltre i ciondoli sono disponibili nella versione lunga e corta.
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