C’era una volta una dama molto
colta e famosa: Madame la Littérature.
Madame la Littérature aveva tanti
interessi e parlava di molti argomenti diversi, alcuni molto interessanti,
altri meno, a seconda di chi li ascoltava. Ognuno di essi viveva nella fantasia
di tutte le persone che amavano ascoltarla, e qualche volta prendeva forma e si
aggirava per le strade delle città.
C’era una persona che amava molto
ascoltarla decantare le sue storie sui fanciulli, quelle in cui quello che
appare non è mai ciò che è, quelle in cui i sogni si trasformano in realtà e
dove tutto è possibile.
L’amore per queste storie aveva
influenzato talmente tanto la sua vita da giovane, che tutt’ora che era
diventata una donna, continuavano a essere dei punti di riferimento importanti
e delle linee guida per la sua vita, proprio perché ciò che agli occhi di un
fanciullo può sembrare una storia, agli occhi di un adulto acquisisce nuovi significati
e sensi profondi.
Anche Mademoiselle l’Illustration
era una conoscenza di vecchia data di questa persona. Anche lei aveva un grande
amore per l’arte, di una forma diversa, più che altro nelle sue manifestazioni.
Se Madame la Littérature era una persona che amava tanto le parole,
Madamoiselle l’Illustration era dotata di una timidezza che le impediva di
parlare in pubblico e l’unico modo che conosceva per comunicare era quello di
creare immagini per spiegare ciò che solo lei poteva vedere. Non si sa bene
come, ma era sempre stata una buona amica di Madame la Littérature, molto
spesso erano andate in giro a braccetto per i sentieri dell’immaginazione, ognuna
colmando i vuoti dell’altra, e avevano dato vita a storie incredibili, dai
colori e dai toni vivaci e mai banali.
Un giorno questa persona che
tanto le amava, decise di presentare alle due vecchie conoscenze una nuova
amica: Mademoiselle la Créativité. Una tipina tutto pepe, che non stava mai
ferma e aveva sempre la testa fra le nuvole e le mani impegnate a realizzare
qualcosa di nuovo e stupefacente. Le tre entrarono subito in sintonia e dal
loro primo incontro nacque una linea di gioielli che decisero di chiamare C’era
una volta.
C’era una volta è una collezione
che parla davvero tanto di me. Mette in gioco tutto. Il mio amore per i
classici della letteratura per ragazzi, la mia passione per il disegno, quella che
oramai, almeno da qualche anno, sta diventando la mia professione, e ancora una
volta la mia creatività nonché il mio modo di recuperare materiali di scarto e riutilizzarli
in modo insolito.
C’era una volta parte dall’illustrazione
dei miei personaggi preferiti delle favole. Ognuno di loro dice qualcosa, a me
in prima persona, ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa e ad ognuno di loro
ho sentito la necessità di dare un volto. Come ad un amico di penna, che si
conosce molto bene ma che non si è mai visto in faccia, a un certo punto della
mia vita ho sentito il bisogno di dare un volto a persone familiari, che mi
davano da sempre buoni consigli (ma che raramente ho seguito, come ogni brava
Alice) e questi volti poi sono diventati qualcosa da indossare, piccoli monili
per affrontare la vita di tutti i giorni con quel pizzico di coraggio, di
spensieratezza e di sfrontatezza che solo i personaggi delle fiabe hanno.
Ancora una volta ho scelto di
utilizzare come supporto il cartone recuperato, perché solo gli scarti delle
rilegature dei libri mi sembravano fossero adeguati ad ospitare le immagini che
da essi traggono vita.
Come un’araba fenice che risorge dalle sue ceneri.
Come un’araba fenice che risorge dalle sue ceneri.
Ancora una volta mi sono messa in
gioco a 360 gradi, ancora una volta le parole si accostano alle illustrazioni perché
dietro ogni pezzo c’è un concetto, dietro ogni segno un simbolo, dietro ogni
maschera una verità.
Il primo libro non poteva
che essere Alice nel Paese delle Meraviglie. Perché è il mio libro guida da
sempre, perché da sempre mi sento un po’ Alice che corre senza pensarci troppo,
spinta dalla curiosità, dietro a un Bianconiglio che la porta in un mondo che
non si sarebbe mai aspettata, fatto di Cappellai che dicono cose che hanno un
senso solo per chi sa comprenderli e di Regine che vogliono solo tagliarle la
testa.
“Alice ma tu ogni tanto impari qualcosa dalle tue esperienze o
cosa?” “Cosa.”.
|
Qui devi correre più che puoi per restare nello stesso
posto,
se vuoi andare da
qualche parte devi correre almeno il doppio.
“Che strada devo prendere? “ chiese. “Dove vuoi andare?”
“Non lo so”, rispose Alice.
“Allora, disse lo
Stregatto, non ha importanza”.
“Prendi più tè.”
“Non ne ho ancora preso niente, non posso prenderne di più.”
“Vuoi dire che non puoi
prenderne di meno. È facile prendere più di niente.”
“È inutile che ci
provi, - disse – non si può credere a una cosa impossibile.”
“Oserei dire che non ti sei impegnata molto –ribatté la Regina –
quando ero giovane mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno.
A volte riuscivo a
credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.”
A pari merito non poteva mancare il
Piccolo Principe, perché solo lui può insegnare la nostalgia per una Rosa
ingrata di cui ci si è appena iniziato a prendere cura, o la bellezza di un
tramonto che si continua a guardare per ore spostando la sedia di pochi centimetri,
del fatto che l’essenziale è invisibile agli occhi.
Mi domando, - disse, - se le stelle sono illuminate perché
ognuno possa un giorno trovare la sua.
Se tu vieni, per esempio, tutti i
pomeriggi alle quattro,dalle
tre io comincerò a essere felice.
È il tempo che tu hai perduto per
la tua rosa che ha
fatto la tua rosa così
importante.
E dopo aver costruito la mia vita
in giro per il mondo solo il Mago di Oz mi ha insegnato l’importanza di avere
un luogo che si può chiamare Casa.
Non c’è nessun posto come la propria casa.
Il vero coraggio consiste
nell’affrontare il pericolo quando
si ha paura.
Un cervello è l’unica cosa che valga la pena possedere
a questo mondo, che si sia cornacchie o uomini.
Io voglio un cuore,
perché il cervello non basta a farti felice, e la felicità è la cosa più
bella che esista.
E che dire di tutte le fiabe
lette da bambina? Quelle che ti insegnano a non fidarti di chi non conosci,
come Cappuccetto Rosso e Pinocchio…
La povera bambina non sapeva quanto sia pericoloso fermarsi
a parlare con il Lupo.
Metti giudizio per l’avvenire e sarai felice.
Quelle in cui anche l’impossibile
può diventare possibile se solo ci si crede come Peter Pan, Mary Poppins e
Pippi Calzelunghe…
Nel
momento stesso in cui dubitate di poter volare cessate anche di essere in grado
di farlo.
Ogni volta che un bambino dice “Non credo alle Fate”, una
fata muore.
Non
giudicare mai le cose dal loro aspetto...
Ma Pippi, una scopa non può volare! Annika, le ho risposto:
tutto si può fare, basta volerlo!
Quelle in cui il mare che guardavo con i piedi a mollo nascondeva un mondo fatto di sirene e principi oltre che di saraghine e vongole?
In
mezzo al mare l’acqua è azzurra come i petali dei più bei fiordalisi e
trasparente come il cristallo più puro;
ma è molto profonda […]. Laggiù abitano
le genti del mare.
Quelle in cui ogni Principessa,
anche quella con la storia più difficile può avere un lieto fine come
Biancaneve.
Una
volta, nel cuor dell’inverno, mentre i fiocchi di neve cadevano dal cielo come
piume, una regina cuciva,
seduta accanto a una finestra dalla cornice d’ebano.
Cucendo si punse un dito e tre gocce di sangue caddero sulla neve.
“Avessi una
bambina bianca come la neve, rossa come il sangue e dai capelli neri come
l’ebano!”
Poco dopo diede alla luce una figlioletta e la chiamarono Biancaneve.
Commenti
Posta un commento